
Di questo carcere, considerato uno dei più duri dell’Italia Settentrionale, sono tuttora visibili le grandi camerate (ricavate nelle antiche “casematte” della fortezza) in cui erano detenuti i prigionieri, il camminamento di ronda dei secondini e, in particolare, le celle di punizione: 38 tetri ed umidi stanzini nei quali venivano segregati i detenuti più irrequieti.
Pur nella sua crudezza è comunque un suggestivo percorso attraverso le testimonianze di una parte della storia e delle vicende non certo felici di coloro che le vissero in prima persona.